Ultima udienza anno 2015

 

Pope Francis kisses a baby handed to him as he is driven through the crowd during his general audience, in St. Peter's Square, at the Vatican, Wednesday, March 27, 2013. (AP Photo/Andrew Medichini)

La solennità del Natale, appena trascorsa, ha indotto papa Francesco a dedicare l’ultima Udienza Generale dell’anno al tema dell’infanzia. In questi giorni molte famiglie nel mondo espongono Gesù Bambino nel presepe, “portando avanti questa bella tradizione che risale a san Francesco d’Assisi e che mantiene vivo nei nostri cuori il mistero di Dio che si fa uomo”, ha sottolineato il Pontefice.

Tra i santi che hanno coltivato la devozione a Gesù Bambino, il Papa ha citato Teresa di Lisieux che, non a caso, diventando monaca carmelitana, scelse di chiamarsi “Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo”.

La santa di Lisieux, diventata poi Dottore della Chiesa, “ha saputo vivere e testimoniare quell’’infanzia spirituale’ che si assimila proprio meditando, alla scuola della Vergine Maria, l’umiltà di Dio che per noi si è fatto piccolo”. Per noi che siamo sovente “orgogliosi” e “pieni di vanità”, scoprire un Dio che è “umile e si fa bambino”, è un “mistero grande” ma “bello”, ha aggiunto il Papa.

“C’è stato un tempo in cui – ha proseguito Francesco – nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino, e questo deve avere un suo significato peculiare per la nostra fede”, non meno della sua morte in croce e resurrezione, che pure sono “la massima espressione del suo amore redentore”.

L’infanzia di Gesù è un periodo di cui storicamente “non conosciamo nulla”, ad eccezione di indicazioni come “l’imposizione del nome dopo otto giorni dalla sua nascita”, “la presentazione al Tempio (cfr Lc 2,21-28)”, la “visita dei Magi con la conseguente fuga in Egitto (cfr Mt 2,1-23)”, fino ad arrivare al pellegrinaggio della Sacra Famiglia al Tempio di Gerusalemme. Ciononostante, ha osservato il Papa, “per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino”.

Sebbene i Vangeli narrino poco dell’infanzia di Gesù, “possiamo imparare molto da Lui se guardiamo alla vita dei bambini”, ha detto il Santo Padre.

Un dato facilmente intuibile è che tutti i bambini “vogliono la nostra attenzione” ed “hanno bisogno di sentirsi protetti” e Gesù Bambino, in questo, non fa eccezione: lui che è Dio, ci richiama alla nostra “responsabilità di proteggerlo”.

Gesù desidera “stare tra le nostre braccia, desidera essere accudito e poter fissare il suo sguardo nel nostro”, ha commentato il Pontefice. Come tutti i bambini, poi, anche il piccolo Gesù va fatto “sorridere”, per “dimostrargli il nostro amore e la nostra gioia perché Lui è in mezzo a noi”.

C’è poi la dimensione ludica: giocare con un bambino “significa abbandonare la nostra logica per entrare nella sua”; per farlo divertire “è necessario capire cosa piace a lui”, evitando di “essere egoisti e far fare loro le cose che piacciono a noi”, ha sottolineato il Papa.

“Davanti a Gesù – ha spiegato – siamo chiamati ad abbandonare la nostra pretesa di autonomia, per accogliere invece la vera forma di libertà, che consiste nel conoscere chi abbiamo dinanzi e servirlo”.

Stringendo tra le nostre braccia il Bambino Gesù, ci mettiamo dunque “al suo servizio”, scoprendo in Lui una “fonte di amore e di serenità”.

In conclusione, Francesco ha proposto a tutti i fedeli di recarsi al proprio presepe, baciare Gesù Bambino e dirgli: “Gesù, io voglio essere umile come te, umile come Dio”.

Ai Membri della Commissione Teologica Internazionale

Cari fratelli e sorelle,

vi incontro con piacere all’inizio di un nuovo quinquennio – il nono – della Commissione Teologica Internazionale . Ringrazio il Presidente, Cardinale Müller , per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi.

La vostra Commissione nacque, poco dopo il Concilio Vaticano II , a seguito di una proposta del Sinodo dei Vescovi, affinché la Santa Sede potesse avvalersi più direttamente della riflessione di teologi provenienti da varie parti del mondo. La missione della Commissione è dunque quella di «studiare i problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa» ( Statuti, art. 1 ). I ventisette documenti finora pubblicati sono testimonianza di questo impegno e un punto di riferimento per il dibattito teologico.

La vostra missione è di servire la Chiesa, il che presuppone non solo competenze intellettuali, ma anche disposizioni spirituali. Tra queste ultime, vorrei attirare la vostra attenzione sull’importanza dell’ascolto. «Figlio dell’uomo – disse il Signore al profeta Ezechiele – tutte le parole che ti dico ascoltale con gli orecchi e accoglile nel cuore» (Ez 3,10). Il teologo è innanzitutto un credente che ascolta la Parola del Dio vivente e l’accoglie nel cuore e nella mente. Ma il teologo deve mettersi anche umilmente in ascolto di «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7), attraverso le diverse manifestazioni della fede vissuta del popolo di Dio. Lo ha ricordato il recente documento della Commissione su “ Il sensus fidei nella vita della Chiesa ”. È bello, Mi è piaciuto tanto quel documento, complimenti! Infatti, insieme a tutto il popolo cristiano, il teologo apre gli occhi e gli orecchi ai “segni dei tempi”. È chiamato ad «ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della parola di Dio – è quella che giudica, la parola di Dio – perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium e spes , 44).

In questa luce, all’interno della sempre più diversificata composizione della Commissione, vorrei notare la maggiore presenza delle donne – ancora non tanta… Sono le fragole della torta, ma ci vuole di più! – presenza che diventa invito a riflettere sul ruolo che le donne possono e devono avere nel campo della teologia. Infatti, «la Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini … Vedo con piacere come molte donne … offrono nuovi apporti alla riflessione teologica» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 103 ). Così, in virtù del loro genio femminile, le teologhe possono rilevare, per il beneficio di tutti, certi aspetti inesplorati dell’insondabile mistero di Cristo «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col 2,3). Vi invito dunque a trarre il migliore profitto da questo apporto specifico delle donne all’intelligenza della fede.

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Un’altra caratteristica della vostra Commissione è il suo carattere internazionale, che riflette la cattolicità della Chiesa. La diversità dei punti di vista deve arricchire la cattolicità senza nuocere all’unità. L’unità dei teologi cattolici nasce dal loro comune riferimento ad una sola fede in Cristo e si nutre della diversità dei doni dello Spirito Santo. A partire da questo fondamento e in un sano pluralismo, vari approcci teologici, sviluppatisi in contesti culturali differenti e con diversi metodi utilizzati, non possono ignorarsi a vicenda, ma nel dialogo teologico dovrebbero arricchirsi e correggersi reciprocamente. Il lavoro della vostra Commissione può essere una testimonianza di tale crescita, e anche una testimonianza dello Spirito Santo, perché è Lui a seminare queste varietà carismatiche nella Chiesa, diversi punti di vista, e sarà Lui a fare l’unità. Lui è il protagonista, sempre.

La Vergine Immacolata, come testimone privilegiata dei grandi eventi della storia della salvezza, «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19): Donna dell’ascolto, donna della contemplazione, donna della vicinanza ai problemi della Chiesa e della gente. Sotto la guida dello Spirito Santo e con tutte le risorse del suo genio femminile, Ella non ha smesso di entrare sempre più in «tutta la verità» (cfr Gv 16,13). Maria è così l’icona della Chiesa la quale, nell’impaziente attesa del suo Signore, progredisce, giorno dopo giorno, nell’intelligenza della fede, grazie anche al lavoro paziente dei teologi e delle teologhe. La Madonna, maestra dell’autentica teologia, ci ottenga, con la sua materna preghiera, che la nostra carità «cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento» (Fil 1,9-10). In questo cammino vi accompagno con la mia Benedizione e vi chiedo per favore di pregare per me. Pregare teologicamente, grazie.